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I casi di successo (a cura di Assinform)

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L'It italiana non decolla. Colpa del nanismo, ma non solo

di Pino Fondati

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27 giugno 2009

In Italia ci sono 97 mila imprese It con 390 mila addetti. Bei numeri, non c'è che dire, tanto da sopravanzare per dimensione molti settori del made in Italy, costituire in Europa la seconda industria It per numero di aziende (dopo la Gran-Bretagna), e la terza per occupati (dopo Gran-Bretagna e Germania).

Anche se il tutto è concentrato soprattutto nel nord-ovest, con la Lombardia a far la parte del leone. Un patrimonio significativo di conoscenze e di tecnologie messo a disposizione del paese. E allora viene da chiedersi: perché l'Italia occupa sempre posizioni di coda in quanto a innovazione? Che uso si fa di tutto questo ben di dio? La domanda corre sottesa per tutte le pagine del 1. Rapporto sul settore It in Italia, curato da Assinform: il primo rapporto incentrato sull'offerta, mentre l'altro, quello storico, arrivato alla 40ma edizione, è incentrato sulla domanda.

I due vanno evidentemente a braccetto. Insieme ad alcune criticità tipiche della struttura industriale italiana (il 94% sono piccole imprese con bassi margini operativi, la bilancia commerciale presenta un saldo negativo di 5,1 miliardi di euro), ci sono quelle che Ennio Lucarelli, presidente di Assinform (a fine mandato, questo era il suo ultimo impegno nella carica) denuncia da anni, soprattutto la scarsa cultura digitale diffusa nel paese, il basso livello di collaborazione tra università e imprese, la PA che dà appalti e non paga, la mancanza di politiche industriali dedicate e di misure incentivanti. Se si aggiunge poi che nel 2009 le stime Assinform indicano che l'It conoscerà una grave recessione con un calo delle attività del -5,9%, dovuta alla contrazione dei budget aziendali, il quadro è completo.

Quello di Lucarelli rischia di connotarsi sempre e comunque come un cahiers de doleance, ma come dargli torto di fronte al comportamento un po' schizoide di aziende e pubblica amministrazione che da una parte riconoscono la necessità di investimenti It, e poi, dall'altra, regolarmente li riducono? Secondo Lucarelli, bisogna andare decisamente verso il varo immediato del progetto informatica nell'ambito di "Industria 2015", l'ottima iniziativa di Bersani, che Scajola ha annunciato di voler riprendere e rafforzare.

Insomma, per Assinform, le misure di emergenza non bastano più; è tempo di sostenere i settori dell'innovazione tecnologica per rilanciare la crescita. Vediamo rapidamente alcuni dei dati che emergono dal rapporto. Le aziende It italiane si dedicano soprattutto a software e servizi (92,4%), segue l'assistenza tecnica (4%) e l'hardware (3,6%). Il 94% delle imprese conta non più di 9 addetti, anche se 3 dipendenti su 4 risultano impiegati nelle realtà più grandi (con 10 addetti e più). In forte crescita è l'esercizio della libera professione (5,1% degli addetti), anche per via della rigidità del mercato del lavoro. Il 60% degli addetti è impegnato nello sviluppo applicativo, consulenza e system integration. Segue poi l'area amministrativa (20%), commerciale e marketing (9%), assistenza tecnica (6%), formazione (2%).

La ricerca e sviluppo è propria delle grandi aziende. Solo il 4,1% delle imprese dispone infatti di un proprio centro di R&S, con la Lombardia (22,2%) a guidare la classifica regionale, davanti a Emilia-Romagna (18,6%), Campania (12,3%) e Puglia (10%). Solo il 7,6% delle imprese It collabora con le Università condividendo progetti, o anche solo siglando accordi di inserimento in stage degli studenti; a livello regionale, prime le imprese toscane (17,9%), seguite dalle lombarde (12,5%) e dalle emiliano-romagnole (12,5%). L'offerta è molto diversificata: software (59% dei casi), hardware (52,5%), servizi (46,5%), manutenzione e assistenza tecnica (26,2%).

Chi fa software si concentra (97% dei casi) sulle applicazioni, e in particolare su quelle per specifici settori d'utenza (46,6% ) e per l'Erp (22,9%), il Crm (14,5%) e la business intelligence (13,6%). Nei servizi prevale la consulenza (84,2%), seguita da system integration (39,7%), sviluppo applicativo personalizzato (36,4%) e outsourcing (23,9%). Target privilegiato è il mercato business (95,7%), con un forte orientamento al territorio: il 55,8% delle aziende si limita a presidiare il mercato della regione in cui ha sede, solo il 15% è presente in un territorio più vasto.

La vendita diretta è il principale canale di approccio alla clientela business, con valori percentuali che vanno dall'85% delle grandi aziende (con più di 500 addetti) al 91,3% delle piccole imprese (fino a 49 addetti). Più adottata al crescere delle dimensioni d'impresa la vendita attraverso un partner di canale (dal 28,1% delle grandi aziende all'11,2% delle più piccole), mentre è poco rilevante il ricorso a distributori retail, che coinvolge comunque di più le aziende più piccole (5,6% contro il 2,8%delle più grandi).

27 giugno 2009
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